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I DOLCI DI PASQUA

(Villa S. Maria, 1935) Una settimana prima di pasqua, a volte prima ancora della domenica delle Palme, io e la mia piccola sorella Leda cominciavamo a chiedere: “Mamma quando inizi a fare i dolci di Pasqua?”… e mia madre, con tutto il daffare che aveva, trovava sempre la frase adatta a spiegarci “che era troppo presto per iniziare a preparare le pupe ed i castielle, ed aggiungeva come ulteriore e finale

spiegazione “che te ne fai di un castielle che per il giorno di Pasqua sará duro come una pietra?”… e tanto bastava a noi bambini per tenerci a bada per alcuni giorni.Poi, un giorno, quando meno ce lo aspettavamo, vedevamo nostra madre con passo lesto, nonostante la sua mole, col cestino porta uova in mano, quello di fil di ferro con la pancia rotonda e larga che si ristringeva verso l’alto, per terminare con la svasatura, pieno zeppo di uova. Era il segnale! Pasqua era vicina e con Pasqua i dolci da portare al Santuario della Madonna e dopo una veloce benedizione li mangiavamo li sul posto, li sul prato antistante la chiesa…. un dolce grande tutto per me, senza alcuna restrizione….!

E, quell’apparire di mia madre, col cestino delle uova, era per noi ragazzi l’inizio di una gioia silente che si sarebbe protratta nel tempo e qualche vago ricordo e’ rimasto fino ad oggi. Immediata era la nostra presenza , mentre mia madre vicina alla madia, sulla spianatoia, andava accumulando farina e zucchero, dopo averli pesati, le uova, un limone, la grattugia, la stessa che utilizzavamo per grattugiare il pecorino…e poi tirava fuori dal “mantesine” due bustine di lievito vanigliato “Bertolini” e per finire la bottiglia di olio di oliva era li, sulla spianatoia torreggiante sugli altri ingredienti. Le mani di mia madre bucavano la montagnola di farina dall’alto, ed ecco, quasi per magia formarsi “la fontanella” nella quale anche noi bambini potevamo rompere le uova; “attenti al guscio” ci ammoniva mamma” e poi giú tutto quel ben di Dio. La festa della redenzione iniziava la domenica, ma i nostri cuori innocenti erano gia’ in armonia col mondo intero ed in comunione con quello di nostra madre.

Oggi, ad ottant’anni, quando i pensieri si incupiscono e l’orizzonte si vela di nuvole corsare che si formano e di disfano con velocitá, e che potrebbero essere foriere di tempesta, in quei momenti, cerco negli anfratti della mente, i miei ricordi da fanciullo, quelli semplici ed innocenti, come quelli descritti per i dolci di Pasqua; come per un prodigio, che solo ai bambini e’ permesso di vedere, quelle stesse nuvole che tendevano al brutto, ora, esse rallentano la corsa, si trasformano in cirri e tendono al rosa; la mente si rasserena e sia pure per pochi minuti, il cielo tende di nuovo al bello.

Sento una profonda gratitudine per questa madre con cinque figli da accudire, capace di pianificare giornalmente la giusta quantitá necessaria di tempo per la clientela della bottega, avere la pazienza e le giuste maniere per educarci ad una armonia familiare che ha resistito negli anni; e’ tutto qui, puó essere poco o tanto, dipende dai punti di vista; forse contentarsi di piccole cose, se donate con generoso amore, ne rimane traccia negli anni e rivisitarle di tanto in tanto, ci fara’ ancora rivivere momenti indimenticabili.. 

Dante Fantini  

  il 09/04/2007

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